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Il Rinascimento Italiano: l’Arte ritrova la Bellezza

Il buio Medioevo

Tutto ciò che era stata l’arte classica, con tutte le sue regole che determinavano le proporzioni ideali e la riproduzione fedele di quella che era la natura, fu abbandonata con la caduta dell’Impero Romano e le conseguenti invasioni delle popolazioni barbare del Nord, che portarono con sé uno stile di rappresentazione meno elegante e raffinato, dove era evidente l’assenza di ricerca del Bello.

Con il Medioevo il mondo soprannaturale del Divino diventa l’unico e il solo soggetto rappresentato, un mondo privo di qualsiasi emozione umana, ieratico, una dimensione irreale dove l’opulenza dell’oro la fa da padrone.

L’uomo ritrova se stesso

Tra il XIV e il XV secolo numerosi sono i cambiamenti che attraversano l’Europa e sconvolgono l’assetto del mondo medievale.

È l’epoca delle prime scoperte geografiche; in Germania Lutero da avvio alla riforma protestante della religione cristiana; Costantinopoli viene conquistata dagli Ottomani passando così sotto il dominio di un popolo islamico dopo essere stata per secoli simbolo della Cristianità; nascono le monarchie nazionali di Francia, Inghilterra e Spagna.

Ma è soprattutto in Italia che, grazie alla sua particolare situazione politica, che vede la Penisola divisa in tante piccole realtà governative, fiorisce un nuovo modo di percepire l’uomo come capace di autodeterminarsi e realizzare da sé il proprio destino, richiamando così il noto motto latino “homo faber fortunae suae”.

La Rinascita

È così che inizia una graduale transazione dal mondo medievale, dalla presunta barbarie di un periodo cupo, dai toni gotici ad un mondo illuminato dalla ripresa della classicità, dove l’uomo è posto al centro dell’attenzione, i sentimenti e le emozioni tornano a fare da padroni sulla scena artistica e dalle apparizioni mistiche e figure di Santi si passa alla raffigurazione di uomini illustri.

Questo enorme cambiamento che parte dal Trecento con Giotto e raggiunge il suo culmine massimo con Michelangelo, è definito già dal Vasari come rinascita, ma è solo con lo storico Jacob Burckardt nel 1860 che il particolare periodo vissuto dall’arte e dalla cultura italiana tra il XV e il XVI secolo viene definito Rinascimento.

Il Primo Rinascimento

La culla della prima fase del Rinascimento italiano è stata sicuramente la città di Firenze, grazie soprattutto all’attività di protezione e mecenatismo operata dai due più illustri membri della famiglia de’ Medici, Cosimo e Lorenzo il Magnifico.

Grandi nomi di questa epoca, ricordati come gli iniziatori del Rinascimento Italiano, sono sicuramente Brunelleschi, Masaccio e Donatello. Con Brunelleschi l’architettura rinasce e le strutture romane dell’antichità vengono prese a modello per risolvere problemi strutturali di quelle recenti.

La scultura vede in Donatello il suo innovatore come Masaccio lo è per la pittura inserendo una ricerca di rigore scientifico all’interno della rappresentazione.

Leon Battista Alberti

Leon Battista Alberti, architetto umanista, riassume nei suoi tre trattati tutti i principi del Rinascimento Italiano permettendone la fruibilità ai contemporanei e un documento di tramandabilità ai posteri. Nei testi dell’Alberti è chiaro come l’Arte sia considerata riflesso della realtà, una riproduzione che deve rimanere fedele secondo determinati e misurati principi matematici applicabili alla prospettiva, allo studio delle proporzioni e all’anatomia che erano alla base di qualsiasi elaborazioni artistica del tempo.

De Pictura

Il primo dei tre trattati è stato composto dall’ architetto italiano intorno al 1435-1436 e si intitola “De Pictura”. Composto inizialmente in latino con una dedica al Gonzaga, Marchese di Mantova, è successivamente presentato in lingua volgare, questa volta dedicato all’architetto fiorentino Filippo Brunelleschi.

Il trattato è volto a sottolineare come l’arte della pittura non sia unicamente un lavoro manuale, ma vi sia dietro una lunga ed articolata ricerca culturale ed intellettuale, oltre alla conoscenza di tecniche particolari e strumenti specifici.

Lo scritto si compone di tre libri: il primo è dedicato allo studio della prospettiva; il secondo invece si concentra sull’analisi dell’applicazione delle luci e delle ombre e del modo di comporre e valorizzare i colori dell’opera; il terzo infine punta alla valorizzazione della figura del pittore inteso non come un semplice artigiano, ma come un vero e proprio artista.

De Re Aedificatoria

Nel “De Re Aedificatoria” Alberti prende in esame l’architettura eviscerando tutta la cultura umanistica e riprendendo importanti concetti sviluppati ed edotti in epoca classica soprattutto da Vitruvio nel suo “De Architectura”.

Il trattato dell’umanista italiano è suddiviso in dieci libri: dal I al III volume viene argomentata la questione dei vari tipi di terreno e i materiali migliori per le fondamenta; il IV e il V si concentrano sulle differenti funzioni che spettano a diversi tipi di edifici; il VI libro sviluppa il concetto di armonia, di matematiche ideali proporzioni nell’architettura; dal VII al IX invece si classificano vari edifici in base al loro tipo di costruzione; l’ultimo, il X, è dedicato all’idraulica. Da notare che l’edizione 1485 prodotta a Firenze, presenta una prefazione di Poliziano con dedica a Lorenzo il Magnifico.

De Statua

Il terzo trattato è composto intorno al 1450 in lingua latina e parla principalmente delle innovazioni che hanno attraversato il campo dell’arte durante la nascita del nuovo corso culturale ed intellettuale della Penisola Italiana.

I diciannove capitoli che costituiscono il testo riprendono in parte le teorie la storia dell’arte scultorea classica, in particolare le elucubrazioni esposte da Plinio il Vecchio, riconducendo la scultura a soli due tipi di realizzazione: per via di porre e per via di levare.

Il primo è caratteristico di chi utilizza materiali molli, come cere, argilla o creta; il secondo invece è tipico di chi scolpisce la pietra, come il massimo esponente del Rinascimento, Michelangelo Buonarroti. Alberti sostiene che il fine ultimo della scultura sia quello di essere imitazione quanto più perfetta della natura e per fare ciò chi si accinge ad operare in quest’arte deve primariamente rispettare due principi fondamentali: la dimensio, ossia le proporzioni generali dell’opera e la finitio in riferimento ai particolari della scultura e ai movimenti rappresentati. L’opera vedrà una successiva traduzione in volgare di Cosimo Bartoli nel 1568 e fu tra i testi più studiati ed analizzati dal grande genio Leonardo da Vinci.

Il secondo Rinascimento

Botticelli può essere considerato come colui che traghetta l’arte da una prima fase rinascimentale ad una seconda grazie alla sua perfetta interpretazioni dei modelli e dei principi del suo tempo come è possibile ammirare nelle sue opere più famose quali “La Primavera” e “La nascita di Venere”.

Il periodo che intercorre tra il 1490 e il 1530 è identificabile con l’apice del movimento artistico del Rinascimento, il cosiddetto Rinascimento maturo che vede come protagonisti assoluti i tre geni Michelangelo, Leonardo e Raffaello nel campo della pittura e scultura e Bramante per quanto riguarda l’architettura.

L’uomo è posto al centro dell’Universo, si autodetermina e diventa il padrone di tutti gli ambiti della conoscenza, riscoprendo un collegamento profondo tra il proprio microcosmo e il macrocosmo in cui è inserito.

Il Rinascimento in Europa

Dall’ Italia il Rinascimento arriverà in altre parti d’Europa, farà la sua comparsa nel XVI secolo in terra tedesca, Albrecht Dürer è il massimo esponente di questo Rinascimento nordico, in Olanda e Belgio ed arriverà anche in Francia e in Inghilterra. Tutto questo mentre in Italia si avviava già il Manierismo, corrente artistica che significava proprio “alla maniera di” ispirandosi ai grandi nomi del Cinquecento.

Sarà sempre nel Nord Europa durante il XIX secolo che il periodo rinascimentale sarà valutato come un complesso ed articolato movimento artistico, letterario e filosofico.

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