Tra classicismo e storie bibliche
All’interno della Bibbia Filatelica di Patrimoni d’Arte troviamo valori filatelici di indubbia bellezza. Molti sono quelli che riproducono opere del Rinascimento italiano, realizzate dai più grandi artisti che il mondo dell’arte abbia mai conosciuto. I principi alla base di questi dipinti sono da ricercarsi nel rinato amore, fra fine Quattrocento ed inizio Cinquecento, per l’arte classica e le sue forme, espressione di quelle regole d’armonia e d’equilibrio che sono alla base della natura e della macchina-uomo.
Se da un lato vi è la ripresa del mito greco-romano, nelle forme e nei soggetti, dall’altro abbiamo ricche committenze, tra cui in primis il Papato, che richiedono scene di carattere religioso e rappresentazioni bibliche che sottolineino l’indiscussa superiorità del Cristianesimo come religione salvifica e redentrice, nonché un’immagine del prestigio della Chiesa e l’affermazione del suo potere temporale oltre che religioso. Queste storie possono quindi essere lette come chiave di un percorso storico spirituale dell’umanità intera, compiendo un parallelismo fra Antico e Nuovo Testamento, vedendo in Mosè, nel suo ruolo di guida e legislatore del popolo eletto, un precursore della figura di Cristo e della legge divina.
Fu Sant’ Agostino a dichiarare che gli insegnamenti criptici dell’antico testamento erano stati resi chiari da Dio nel Nuovo. Il messaggio evangelico di Gesù è quindi da intendersi come un rafforzamento delle leggi mosaiche, la trasmissione degli insegnamenti cristiani passa quindi direttamente da Cristo a Pietro e successivamente ai Papi, prosecutori del suo ruolo di guida della Cristianità.
Gli affreschi delle pareti
Tra i valori filatelici più interessanti possiamo trovare quelli dedicati ai Capolavori della Cappella Sistina, in particolar modo è possibile apprezzare gli affreschi delle pareti laterali della Cappella Vaticana. In quegli anni il Papato aveva accentuato il suo potere temporale nella figura di Papa Sisto IV che era entrato nelle lotte per il potere che dilagavano nella Penisola Italiana. Nel 1478 il Pontefice aveva appoggiato la congiura dei Pazzi contro i Medici, signori di Firenze.
Sempre in opposizione alla Signoria fiorentina si era schierato a favore del Re di Napoli, acuendo i contrasti con la famiglia medicea. Per cercare una soluzione allo scontro politico con Papa Sisto IV Lorenzo il Magnifico propose di inviare a Roma una delegazione di artisti fiorentini affinché fossero i rappresentanti della grandezza culturale ed artistica della Signoria. Il 27 ottobre 1480 furono quindi messi sotto contratto, dopo il loro assenso positivo all’iniziativa, Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli e il Ghirlandaio che iniziarono a lavorare alle decorazioni delle pareti della Cappella Sistina, insieme a collaboratori del calibro di Pinturicchio, Piero di Cosimo e Bartolomeo della Gatta, nella primavera del 1481.
Alle decorazioni lavorava già il Perugino che insieme agli altri artisti decise di adottare convezioni rappresentative comuni, così da ottenere uno stile narrativo e pittorico omogeneo e coerente. I pittori impiegarono una comune scala dimensionale dove le scene si susseguivano con un ritmo che rendeva la narrazione fluida e continua; anche per quanto riguarda i colori furono utilizzate tonalità simili e abbondante fu l’uso dell’oro, che grazie alla luce riflessa delle fiaccole che illuminavano la Cappella, creavano giochi di luce suggestivi. L’Arte diventava quindi un importantissimo mezzo diplomatico con cui redimere le controversie politiche e accentuare il proprio prestigio e potere. Le collezioni filateliche dedicate agli affreschi in questione sono state prodotte negli anni 2000, 2001 e 2002 ed ogni francobollo riproduce uno dei dipinti del ciclo narrativo biblico.
La parete Sud
La parete Sud presenta le Storie di Mosè: Viaggio di Mosè in Egitto del Perugino, Le prove di Mosè di Botticelli, L’ Adorazione del Vitello d’Oro di Rosselli, Ultimi Atti della Vita di Mosè di Signorelli, La punizione di Core, Datan e Abiron di Botticelli e Il Passaggio del Mar Rosso di D’Antonio.
Il Perugino: Viaggio di Mosè in Egitto

Viaggio di Mosè in Egitto fu realizzato dal Perugino intorno al 1482. Il pittore umbro fu aiutato nell’impresa da molti collaboratori tra cui spicca il nome di Pinturicchio. Delle sei scene che con ogni probabilità dipinse il Perugino oggi ne possiamo ancora ammirare tre. Nell’affresco ritroviamo Mosè in procinto di partire per l’Egitto dopo l’esilio nella terra di Madian. In primo piano sono rappresentati due gruppi divisi in modo simmetrico dall’angelo posto al centro sullo sperone roccioso. L’angelo è dipinto nell’atto di chiedere a Mosè di circoncidere il suo secondo genito, scena che poi sarà rappresentata sulla destra dell’affresco.
L’intera composizione è inserita in un paesaggio bucolico i cui contorni, più sfumati in lontananza, permettono di percepire visivamente la profondità della scena e le figure dei pastori in secondo piano a sinistra sono da richiamo per l’ambientazione agreste. Dallo stile fiorentino sono riprese invece le donne vestite abiti svolazzanti che portano vani ed altri oggetti, vestite di abiti svolazzanti che richiamano le figure dipinte da Botticelli o da Ghirlandaio.
Botticelli: Prove di Mosè

Le Prove di Mosè, dipinto da Sandro Botticelli tra il 1481 e il 1482, narra le storie dell’Esodo delle vicende giovanili del famoso personaggio biblico. A partire da destra si può notare Mosè che percuote l’egiziano che aveva usato violenza su un israelita indifeso, successivamente è rappresentata la sua fuga e l’episodio in cui si scontra con alcuni pastori che stavano impedendo alle figlie di Letro di rifornirsi di acqua da una fonte.
A sinistra, in alto, Mosè riceve da Dio il compito di condurre il popolo eletto alla liberazione, in basso invece è rappresentato Mosè che guida gli israeliti verso la Terra Promessa. Nonostante nell’affresco vi siano dipinte più scene, la coerenza narrativa è rispettata grazie al coordinamento delle varie storie: il personaggio di Mosè è infatti sempre ben riconoscibile per la veste dorata e il mantello verde. Meno omogenee le raffigurazioni dei personaggi e l’apparato iconografico, questa frammentarietà è dovuta probabilmente alle dimensioni dell’opera e alle tematiche non affini ai temi solitamente amati da Botticelli.
Rosselli: L’Adorazione del Vitello d’oro

Cosimo Rosselli è l’autore dell’Adorazione del Vitello d’oro, realizzata tra il 1481 e il 1482. Il dipinto racconta la vicenda biblica in cui Mosè scendendo dal Monte Sinai con le tavole della legge donategli da Dio, scena rappresentata nella parte alta del dipinto, trova gli Israeliti in venerazione del Vitello d’oro, capeggiati da Aronne. Alcuni degli empi sono raffigurati di spalle, posizione che nella tradizione era riservata ai personaggi negativi. Mosè adirato è al centro dipinto mentre scaglia in terra le Tavole. A destra si può vedere invece la consegna delle nuove Tavole a Mosè e la punizione dei sacrileghi.
L’opera subì le critiche del Vasari che riteneva Rosselli il meno qualificato fra i pittori fiorentini. L’artista conscio dei suoi limiti riuscì a mitigare le sue meno eccellenti capacità utilizzando colori dai toni saturi e particolarmente brillanti insieme ad una grande quantità di lumeggiature dorate che riflettendo la luce delle lampade smorzavano i difetti del dipinto.
Della Gatta e Signorelli: Ultimi attimi della vita di Mosè

Gli Ultimi atti della vita di Mosè, affrescato intorno al 1482, ha suscitato dubbi sulla sua possibile attribuzione che gli studiosi ritengono ora sia da assegnare a Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli, due artisti probabilmente al seguito di Perugino. Il disegno di base è ascrivibile al Perugino stesso, mentre per la sua realizzazione pittorica si era pensato in un primo momento a Signorelli. Successivamente alcuni studi hanno propeso per accreditare a Della Gatta l’esecuzione dell’opera: i colori brillanti, i netti contrasti e l’uso sapiente della luce sono sintomo di un suo richiamo all’arte di Piero della Francesca e del primo Perugino. Signorelli sembrerebbe comunque l’autore di alcuni personaggi, la sua mano riscontrabile nei volumi delle figure e nella resa delle loro espressioni.
Mosè è facilmente riconoscibile nelle varie scene per la veste dorata e il mantello verde, sullo sfondo è raffigurato mentre riceve il bastone del comando sul Monte Nebo; più sotto si può notare Mosè che scende dalla montagna. A destra, in primo piano, viene invece raffigurato un Mosè molto anziano che parla al Popolo Israelita, mostrando le Tavole della Legge contenute nell’ Arca dell’Alleanza. A sinistra è rappresentato il momento in cui Giosuè riceve da Mosè il bastone del comando, sullo sfondo invece è visibile la salma di Mosè, avvolta da un sudario, in mezzo a personaggi sgomenti ed attoniti.
Botticelli: La Punizione di Core, Datan e Abiron

La Punizione di Core, Datan e Abiron, dipinto fra il 1480 e il 1482 da Sandro Botticelli, rappresenta le punizioni che i sacerdoti ebrei subirono per aver negato l’autorità civile e religiosa a Mosè ed Aronne. Questo episodio è stato interpretato come un riferimento allegorico al Potere Papale e alla condanna che chiunque osi contestare la sua autorità in Terra subirà. Mosè sempre vestito con la tunica dorata e il verde mantello viene prima salvato dalla lapidazione dal profeta Giosuè e successivamente innesca con la verga il fuoco divino che uccide i ribelli. Sulla sinistra una voragine si apre inghiottendo i rivoltosi.
Il dipinto mostra un Botticelli in difficoltà con le dimensioni dell’opera e con il tema a lui non particolarmente non congeniale. Gli avvenimenti principali sono posto prospettivamente in secondo piano rendendo difficoltosa la comprensione della storia; il racconto risulta frammentario, confuso. Nonostante ciò, l’affresco rivela la grandezza dell’artista fiorentino nei ritratti dei personaggi e nella capacità di rendere il movimento e i sentimenti umani.
Rosselli e D’Antonio: Passaggio del Mar Rosso

Il Passaggio del Mar Rosso, realizzato fra il 1481 e il 1482 è di difficile attribuzione, sebbene per lungo tempo sia stato attribuito a Domenico Ghirlandaio, oggi, dopo studi sullo stile pittorico particolare dell’opera, si è propensi ad assegnarne la realizzazione a Cosimo Rosselli e al suo aiutante Biagio di Antonio Tucci. Qui troviamo affrescato uno degli episodi più noti dell’Antico Testamento, Mosè che guida alla salvezza il popolo ebraico inseguito dall’ esercito del Faraone, travolto dalle acque impetuose del Mar Rosso.
A destra è possibile notare Mosè ed Aronne nel tentativo di convincere il faraone a liberare gli Israeliti. Alla sua risposta negativa Dio scatena le dieci piaghe che piegheranno la volontà del faraone. Il popolo di Israele è quindi libero, ma il sovrano decide di inseguirli con il suo esercito. Mosè e il suo popolo riescono ad attraversare il Mar Rosso, le cui acque si sono divise per permettere loro il passaggio. In primo piano, a destra, l’esercito egizio viene sbaragliato dalla violenza delle acque rosse tornate a chiudersi: evidente è lo sgomento sul volto dei soldati, l’urlo più straziante è quello del faraone, posto al centro della scena; una colonna posta al centro della scena ricorda il pilastro di fuoco mandato da Dio per spaventare gli egizi.
A sinistra è invece rappresentato Mosè con gli Israeliti finalmente in salvo sulla riva opposta del Mar Rosso. Particolarità dell’affresco e rarità nella pittura quattrocentesca, è la rappresentazione della violenta grandinata che si scatena sulla città, dipinta con efficacia e veridicità, sia nelle nubi scure e dense sulla città sia nei raggi di sole che spuntano dai nuvoloni carichi di tempesta preannunciando l’imminente salvezza del Popolo ebraico.
La parete Nord
La parete Nord della Cappella è dedicata alla Vita di Cristo: il Battesimo di Cristo del Perugino, Le Tentazioni di Cristo di Botticelli, La Vocazione di S. Pietro e S. Andrea del Ghirlandaio, La Consegna delle Chiavi del Perugino, Il Discorso della Montagna e L’Ultima Cena di Rosselli.
Il Perugino: Il Battesimo di Cristo

Il Battesimo di Cristo è un affresco del Perugino che riprende l’episodio del Vangelo in cui Giovanni Battista battezza Gesù sulle rive del fiume Giordano. L’opera, realizzata dal pittore umbro insieme ad alcuni aiuti nel 1482, è la prima della parete destra dell’Altare. L’evento è ricostruito rispettando una rigida simmetria, tipica del lavoro del Perugino In primo piano troviamo Cristo e il Battista immersi nelle acque del fiume Giordano che scorre direttamente verso lo spettatore, dividendo la composizione in due parti.
In alto è rappresentato Dio, circondato da serafini e cherubini e da due angeli ai lati, poco più sotto la Colomba dello Spirito Santo discende su Gesù a rendere concreto il sacramento. A sinistra è raffigurato il Battista che predica alle folle e, parallelamente dal punto di vista dottrinale, troviamo sulla destra Gesù che parla ad una moltitudine di gente. Nel paesaggio è possibile riconoscere lo stile della scuola umbra, mentre insolita per un lavoro di Perugino è la presenza dei ritratti di alcuni personaggi contemporanei del pittore, inserimento probabilmente dovuto alla volontà di dare una certa continuità pittorica al dipinto rispetto a quelli adiacenti.
Botticelli: Le Tentazioni di Cristo

Le Tentazioni di Cristo, affresco di Botticelli datato 1482, raccontano le tre tentazioni alle quali Gesù fu sottoposto durante i suoi quaranta giorni del deserto. A sinistra, in alto, il diavolo, sotto le mentite spoglie di un eremita, tenta di convincere Cristo a tramutare dei sassi in pane; al centro, sempre in secondo piano, troviamo sul frontone di un tempio Gesù e il demonio che sfida il figlio di Dio a lanciarsi nel vuoto per farsi salvare dagli angeli; a destra il diavolo viene scaraventato da una rupe dal Cristo dopo aver rifiutato il dominio sul mondo. In primo piano invece è dipinto un rito sacrificale, con Mosè nelle vesti del Sommo sacerdote e Gesù in quelle del ragazzo, a richiamare il suo futuro sacrificio.
Il Perugino: La Consegna delle Chiavi

La Consegna delle Chiavi, dipinta fra il 1481 e il 1482 dal Perugino, è simbolo dell’universalità del potere papale originariamente trasmesso da Gesù a Pietro con la consegna delle chiavi. La scena è organizzata su due fasce orizzontali: uno sfondo architettonico, richiamo all’ ideale della perfezione tipico del Rinascimento, e un primo piano in cui è rappresentata la Consegna delle Chiavi del Paradiso a Pietro, successore designato di Gesù in Terra. Gesù è circondato dagli apostoli mentre S. Pietro è inginocchiato di fronte a lui, pronto ad accogliere le responsabilità del ruolo che Cristo gli sta assegnando. Anche Giuda è presente, rappresentato di spalle, è vestito con una veste blu e un mantello giallo, colori opposti a quelli delle vesti di Pietro.
Tra i personaggi della scena troviamo anche alcuni contemporanei del Perugino e lo stesso pittore è riconoscibile nell’uomo vestito di nero che rivolge il suo sguardo allo spettatore nel gruppo alla destra di Pietro. Il dipinto presenta una forte costruzione prospettica, le scene sono inserite in una cornice scenografica fatta di monumentali edifici, al centro il tempio a piante centrale con cupola, che doveva richiamare il tempio di Gerusalemme, ai lati degli archi di trionfo simili a quello di Costantino, per sottolineare l’amore rinascimentale per l’antico. Anche il pavimento aiuta la prospettiva grazie alle grandi piastrelle quadrate che permettono una corretta fuga prospettica.
Vi sono però alcune imprecisioni nella realizzazione spaziale delle figure: quelle che si trovano vicino al tempio sono troppo grandi rispetto alle figure in secondo piano. I movimenti delle figure in primo piano sono collegati da un ritmo sottointeso, come se avessero una certa musicalità e continuità realizzazione. Le vesti degli astanti presentano una tecnica molto simile a quella dei panneggi dall’effetto bagnato del maestro fiorentino Verrocchio che sicuramente aveva influenzato il Perugino nella loro realizzazione. Il paesaggio che si intravede sullo sfondo è tipico dello stile dell’artista, derivato dalla scuola umbra, tra le più rinomate in quel periodo, la vista a perdita d’occhio è favorita dall’uso della prospettiva aerea nella resa atmosferica del dipinto.
Rosselli: Il Discorso della Montagna

Il Discorso della Montagna, opera di Cosimo Rosselli e databile fra il 1481 e il 1482, si trova in opposizione alla “Discesa dal Monte Sinai” altro dipinto di Rosselli. In entrambi il monte accoglie un particolare significato: è infatti il luogo di incontro fra Dio e gli uomini. Nel dipinto è possibile notare Cristo, che disceso dal monte insieme agli apostoli, parla alla folla raccolta intorno a lui mentre i suoi discepoli rimangono in disparte sulla destra, rappresentati talmente vicini gli uni agli altri da risultare compressi.
Sulla sinistra la folla ascolta attentamente le parole di Gesù, sul fondo è raffigurata una città che richiama nelle architetture le abitazioni nordiche insieme ad un rigoglioso paesaggio. Numerosi sono i ritratti di contemporanei, tra cui l’autoritratto di Rosselli nell’uomo in ultima fila che guarda diretto verso lo spettatore. A destra è invece affrescato il miracolo della guarigione del lebbroso, a sottolineare la divinità e il potere salvifico di Cristo, sempre circonda dagli apostoli.
Rosselli: L’Ultima Cena

L’ Ultima Cena di Rosselli, realizzata tra il 1481 e il 1482, è caratterizzata da più episodi rappresentati contemporaneamente. La Cena ha luogo in una stanza semicircolare, il tavolo a ferro di cavallo è posto al centro della scena, Gesù è al centro con gli apostoli distribuiti ai lati. Come da tradizione Giuda è collocato dall’altro lato del tavolo e dà le spalle allo spettatore, una posizione che è di solito riservata alle figure negative, negatività sottolineata anche dalla zuffa che coinvolge vicino a lui un cane e un gatto.
Il momento descritto è quello subito dopo la rivelazione di Cristo del tradimento imminente da parte di uno degli apostoli, il che dà luogo a reazioni stupite, ma composte. Sulla tavola non è presente del cibo, ma solo un calice di vino posto davanti a Cristo. Una natura morta richiama l’arte fiamminga, conosciuta ed apprezzata dal pittore fiorentino. Ai lati della scena vi sono alcune figure vestite alla moda contemporanee, una di loro ha ai suoi piedi un piccolo cane. Nelle finestre poste sullo sfondo sono dipinti tre episodi della Passione: l’Orazione nell’orto del Getsemani, la Cattura di Cristo e la Crocifissione. Attribuite a Biagio D’Antonio queste tre rappresentazioni figurano quasi come dei dipinti nel dipinto anche se è mantenuta la continuità nel paesaggio rappresentato.