Michelangelo Merisi: un genio inquieto

ritratto di Caravaggio

I primi anni e la giovinezza

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, soprannome derivato dal paese in provincia di Bergamo dove trascorse l’infanzia, nasce a Milano nella data probabile del 29 settembre 1571. I genitori si trasferiscono a Caravaggio nel 1577 per sfuggire alla peste che si stava diffondendo nella città milanese.

Nonostante la fuga verso il piccolo borgo, il padre, insieme al nonno e a uno zio, si ammala di peste e muore lasciando Michelangelo nelle mani della madre Lucia.

Terminata l’epidemia, fanno ritorno a Milano, e lì Lucia si accorge del grande talento del figlio per il disegno, tanto da mandarlo a bottega presso Simone Peterzano, allievo di Tiziano e famoso pittore manierista.

Ritratto di Simone Peterzano

La permanenza di Merisi presso la bottega dura quattro anni, periodo in cui non solo apprende le varie tecniche pittoriche e perfeziona il suo stile, ma può imparare sulla figura di Tiziano e sulla scuola lombardo-veneta.

Il contratto come apprendista ha fine nel 1588 e da questa data fino al 1592 circa la vita di Caravaggio rimane per lo più un mistero. Alcuni critici sostengono che prima di trasferirsi definitivamente a Roma abbia raggiunto Venezia, per poi tornare a Milano alla morte della madre; altri ritengono che abbia soggiornato per un periodo a Brescia.

Caravaggio a Roma

Se non ci sono documenti storici che attestano la figura di Caravaggio a Roma tra il 1592 e il 1593, nel 1594 sappiamo che risiede presso monsignor Pandolfo Pucci da Recanati, a cui il Merisi affibbia il soprannome di Monsignor Insalata, essendo l’unico cibo da lui offerto.

Allontanatosi da Monsignor Recanati, che ne aveva sfruttato il talento per la realizzazione di opere devozionali, Caravaggio inizia a lavorare per Giuseppe Cesari, noto ai più come Cavalier d’Arpino.

È questo il periodo della produzione di molte nature morte, inserite spesso in lavori dove già si intuisce il dramma della vita espresso dal Merisi, opere come il Bacchino malato o il Fanciullo con canestro di frutta.

Insoddisfatto, coglie l’occasione di un suo breve ricovero presso l’ospedale della Consolazione per lasciare la bottega del Cesari.

dipinto di caravaggio: fanciullo con canestro di frutta
Caravaggio - Fanciullo con canestro di frutta

Guarito riesce a conoscere il cardinal Francesco Maria del Monte che, uomo di cultura e fine estimatore d’arte, comprende subito il grande estro di Caravaggio e lo vuole così al suo servizio, sotto cui resterà per tre anni.

Per il Cardinale realizza il famoso dipinto I Bari ed altri sono acquistati dal prelato.

Grazie alla protezione del Cardinale Caravaggio rimane impunito malgrado la sua condotta poco ligia. L’artista finisce più volte nei guai con la legge, tanto che vi sono diversi riferimenti nei documenti dell’autorità del tempo che testimoniano il carattere irruento e rissoso del Merisi.

La condotta dell’artista non frena le richieste della ricca committenza che permettono a Caravaggio di lavorare in modi differenti e trovare nuovi stimoli per produrre opere innovative e fuori dagli schemi tradizionali.

La fama

Nel 1599 grazie all’influenza esercitata dal Cardinal Del Monte nell’ambiente artistico romano, Caravaggio riceve la sua prima grande commissione pubblica: gli viene affidato il compito di realizzare la Vocazione e il Martirio di San Matteo per la Cappella Contarelli presso San Luigi dei Francesi a Roma.

Nel 1602 poi dipinge la terza tela del ciclo di San Matteo in San Luigi dei Francesi, ossia San Matteo e l’Angelo, di cui precedentemente ne aveva dipinto già una versione.

Cappella Contarelli - Roma

L'omocidio e la condanna a morte

La notorietà di Caravaggio è sempre più dilagante, non solo però per la sua immensa capacità artistica, ma anche per il suo carattere irruento e le continui liti in cui è coinvolto. Il culmine è raggiunto nella sera del 28 maggio 1606 quando Caravaggio, per una lite causata da un fallo durante una partita di pallacorda, uccide il suo rivale di vecchia data Ranuccio Tommasoni da Terni. Per l’omicidio Merisi viene condannato alla decapitazione, una morte che poteva comminare chiunque lo avesse incontrato.

La fuga

Caravaggio fugge da Roma in seguito alla sentenza e viene aiutato in questo dal principe Filippo I Colonna che lo nasconde in uno dei suoi feudi nel territorio laziale.

Nel 1606 Caravaggio è a Napoli, abitando nei famosi Quartieri Spagnoli.

L’anno successivo si sposta a Malta, con il desiderio di entrare nell’ordine dei cavalieri di Malta così da evitare la condanna per decapitazione ottenendo l’immunità.

Nello stesso anno viene insignito della carica di “cavaliere di grazia”.

caravaggio - Ritratto di Cavaliere di Malta
Caravaggio - Ritratto di Cavaliere di Malta

Arrestato per un diverbio dai toni accesi con un cavaliere di rango superiore, viene resa nota la sua condanna a morte e perciò è rinchiuso nel carcere di Sant’Angelo a La Valletta.

Riesce ad evadere il 6 ottobre e a riparare a Siracusa, mentre viene espulso dall’ordine con grande disonore.

Nel 1609 torna a Napoli e qui rimane sfigurato dopo un incontro violento con alcuni uomini all’uscita della Locanda del Cerriglio.

A Napoli dipinge la sua ultima opera Il Martirio di Sant’Orsola, oggi conservato presso palazzo Zevallos.

Caravaggio - Martirio di Sant'Orsola
Caravaggio - Il Martirio di Sant'Orsola

La notizia della Grazia e la morte

Ancora nella città partenopea, gli giunge la notizia che Papa Paolo V sta lavorando per una revoca della sua condanna a morte.

Nel luglio 1610 parte, perciò, in direzione di Porto Ercole, per fermarsi allo scalo di Palo di Ladispoli dove viene fermato per accertamenti. La feluca che lo trasportava riparte senza di lui, ma con il carico di dipinti destinato al Cardinale Scipione Borghese che stava intercedendo presso il Papa in merito alla condanna a morte.

Per recuperare le sue tele Caravaggio viene aiutato dagli Orsini che gli offrono un’imbarcazione per raggiungere Porto Ercole, ma una volta giunto sul posto il traghetto era già nuovamente salpato per Napoli portando con sé i lavori dell’artista.

Caravaggio è stremato, indebolito fortemente dalla febbre causata da una probabile infezione intestinale non curata adeguatamente; viene curato presso il sanatorio di Santa Maria Ausiliatrice, ma le sue condizioni si aggravano fino alla sua morte, avvenuta il 18 luglio 1610 all’età di soli 38 anni.

Caravaggio rivoluzionario

Nella Storia dell’Arte Caravaggio è a tutti gli effetti un rivoluzionario, capace con il suo genio di cambiare le regole di un mondo artistico fortemente influenzato dal Concilio di Trento e dall’idea che l’Arte dovesse essere didascalica, sublimata in un archetipo ideale dai contenuti decorosi e scevri dalle brutture della realtà.

Caravaggio - La Medusa
Caravaggio - Medusa

Merisi si ribella agli schemi compositivi della sua epoca e delinea la propria legge pittorica: l’artista deve necessariamente rappresentare quello che la realtà è, senza finzione, per arrivare ad un naturalismo estremo in grado di toccare le corde dell’anima dello spettatore.

Per fare ciò Caravaggio lavora in modo istintivo, non si premura di realizzare bozze o disegni, ma elabora la scena direttamente sulla tela.

L’utilizzo di forti chiaroscuri, che permettono all’artista di creare contrasti efficaci fra luci ed ombre, danno alle sue opere un carattere quasi teatrale e il risultato si avvicina di molto a quelli che si possono ottenere con la fotografia.

Caravaggio - San Girolamo scrivente
Caravaggio - San Girolamo Scrivente

Grazie a queste soluzioni pittoriche i volumi dei corpi sono molto accentuati, la perfezione anatomica si avvicina alla perfezione e rende i personaggi molto simili a sculture.

Il dramma esistenziale intrinseco alle opere caravaggesche è accentuato dall’uso della luce che non serve solamente ad evidenziare le forme, ma acquisisce un significato simbolico che permea in profondità il lavoro di Merisi.

La luce rappresenta il divino: Dio entra nella vita degli uomini squarciando le tenebre di una cruda realtà.

Caravaggio - Giuditta e Oloferne
Caravaggio - Giuditta e Oloferne

Caravaggio è ribelle anche nell’uso dei modelli per i suoi personaggi: come riferimento utilizza gente del popolo, poveri e prostitute che egli trasforma in divinità e santi.

La sua Arte è senza filtri, non esiste idealizzazione, la figura umana è colta nella sua vera essenza. La fragilità dell’uomo è esposta nella sua integralità, ma una luce mantiene accesa la speranza: la luce di Dio e del perdono.